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  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 17 mar




Lo sapevo, che l’isola mi avrebbe salvato, facendomi lasciare tutto dall’altra parte del mare.


Sono partita incerta e con le scarpe chiuse e appena arrivata sul molo, scesa dalla passerella rumorosa della nave, col promontorio a nascondere il tramonto, me le sono tolte subito, per tenerle fra due dita e camminare libera sulle pietre bianche, ancora tiepide del sole.


Con la borsa disordinata e leggera, sono arrivata quassù, con il mare tutto intorno e il vento della sera, che mi aiuta a non sentire la stanchezza, a misurare in modo nuovo ogni distanza dal mondo.


La casa è ancora qui, dove l’abbiamo lasciata a settembre, lungo la strada bianca. Il giardino secco, la maniglia della porta ancora rotta, le finestre serrate.

Abbandonata per mesi, eppure sempre accogliente. Esiste solo d’estate, con il mare davanti e la montagna dietro. Perfetta per regalare aria e vita, di giorno e di notte.


Me la sono immaginata a lungo, d’inverno. Mi sono immaginata la cucina blu con la finestra per vedere il mare mentre cucino. I muri bianchi che si illuminano con la luce del giorno, la nostra camera, con le tende leggere e mai ferme.

Mi sono immaginata le nostre buste della spesa a terra e i pomodori rossi lasciati a scolare sul lavandino. Le impronte dei piedi per terra, gli asciugamani fuori, secchi di sale. Due biciclette senza lucchetto, appoggiate a terra, mentre noi riposavamo dopo il mare.


Ogni volta che torno da sola, mi scopro ad immaginare gli arrivi e le partenze che ha conosciuto prima e dopo di noi: litigi e silenzi, amori che pensavamo ultimi, amici in fuga da una vita che non è mai giusta, mamme sole, amiche che restano, telefoni che non squillano, bicchieri da lavare la mattina dopo, penne secche nei cassetti, dolori che non si sanno dire, gioie che si capiscono dopo, tantissimi baci inaspettati, cartoline con indirizzi lontani da scrivere l’ultimo giorno.

Mi ricordo tutte le nostri notti lunghissime, con il vento che attraversava le stanze, le stelle bianche e vicine. Solo il tuo respiro a farmi compagnia.

E anche le colazioni da sola. Quel tempo mi sembrava così prezioso, perché era il tempo prima di amarti. Quando le giornate sembravano tutte uguali e in quelle cose piccole, che si ripetevano, trovavo la gioia per tornare sempre qui, a camminare scalza con te.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




In quei pezzi di strada percorsi insieme, sui sampietrini bagnati dalla pioggia della sera, uscendo dopo gli altri e senza ombrello, senza una meta, senza un posto. Senza niente. Eppure sorridendo.


Liberi dal pensiero del prima e del dopo, dalle promesse, dai sogni, dai tacchi alti, dalle cene. Presenti solo in quel momento e pronti a regalarvi quel tempo insieme.


Quello era il posto dove eravate voi e dove siete rimasti a volervi bene.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




Oggi ho saputo che il mio banco del mercato di frutta e verdura chiuderà.

È una notizia che mi rende triste. Una tristezza che è frutto del mio modo sbagliato di mettere il cuore, dove il cuore non serve.


Per me fare la spesa lì, ogni settimana, era un modo per condividere tutto: ricette, sorrisi, momenti speciali per la mia famiglia, dolori taciuti, ma visibili, momenti di gioia, essere chiamata per nome, anche sulle buste.

Grazie di avermi regalato cose buone da mangiare e la possibilità di spendere i soldi in modo consapevole.


 
 
 

Parole mie

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