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  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




La sera tardi, come la mattina presto, mi piace guardare il cortile dalla finestra della cucina. Vedo le luci nelle case di fronte e mi immagino le vite delle persone a me vicine e in fondo tanto sconosciute. Vedo un angolo di terrazzo. Sento degli uccelli che ci vivono. Sono piccolissimi momenti di pace assoluta, impossibili da condividere.

Penso alle cucine, ai tavoli. Alle cose lasciate in disordine oppure già messe al loro posto; alle giornate finite oppure appena iniziate, all’odore di caffè, ai bicchieri vuoti da lavare a mano, alle persone che restano, quando tutti sono andati via e davanti a loro un’idea di felicità.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar





Chissà, se la lista delle possibilità includeva anche quella notte, quel momento esatto, in cui, camminando ci siamo fermati dal camminare, come se lo stare fermi desse più valore alle parole, più tempo alle mani e invece era solo una scusa per baciarci, sulla strada a metà verso casa, a metà verso l’inverno.


Chissà, se la lista delle possibilità includeva anche quel pomeriggio di settembre.

Quando per tigna e senza nessuna ragione vera, ti ho detto «no» e sono tornata indietro, verso le scale.

Mi aspettavo il mondo con te e tu volevi portarmi solo a prendere un gelato col motorino, pensando di fermare l’estate.


Ma l’estate non si può fermare e ora lo sai anche tu, quando mi sorridi.


Chissà, se la lista delle possibilità includeva anche quelle mattine, quando pensavamo di aver superato l’inverno, senza aver conosciuto l’estate. E grazie alle notti senza orologio, alle stanze senza indirizzo, alle porte con le chiavi, non abbiamo imparato nemmeno a salutarci e questo ci ha salvato.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




Sono belli, i palazzi di Viale Angelico, quelli a due piani.

Il pomeriggio presto, in questa stagione, il sole scivola sulle finestre a quadri e le facciate si illuminano di una luce nuova.

Passando a piedi, ma meglio dal bus, mi immagino le stanze dentro le case.

La graniglia dei pavimenti e i mobili di legno. Le cucine con i lavelli davanti alla finestra.


Mi pare che sia tutto un vivere leggero, un’assenza di preoccupazioni, lì dentro, un maneggiare bicchieri colorati e porcellane azzurre, mangiare sui terrazzi con gli amici, dare acqua alle piante, asciugarsi i capelli al vento del pomeriggio, sfornare torte rustiche, dentro pirofile inglesi.


 
 
 

Parole mie

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