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evaromoli

Aggiornamento: 5 mar




Ti regalerei una parola nuova, che ho scoperto tra le pagine di un libro che mi ha conquistato verso la fine.

Come quando conosci una persona e ti ci vuole un poco per abituarti alle parole, ai movimenti delle mani, a come mangia.

All'inizio non li noti, a volte ti danno pure fastidio.

Poi capita un gesto, un silenzio, un modo di camminare, di accavallare le gambe, che poi tutto cambia verso.

Negli occhi e nella testa.

Vorrei vedessi come me, quando "annotta" su questa Roma, che non si arrende all'estate ed è bellissima.


 
 
 
evaromoli

Aggiornamento: 5 mar

Ti ricordi quel cielo di Roma? Quel venticello?


Quel cielo, che non servivano luci, perché bastava la luna, bastavano le stelle, bastava il venticello, dicevi tu.


Bastavamo noi, pensavo io.


Quel cielo e Roma, sono sempre qui.

Appena troviamo un posto a tutte queste parole.

Che, alla fine, sono pure troppe. Credimi.


Perché, quello che fa la differenza, sotto il cielo di questa Roma, che si sveglia dall'estate, sono le mani, sono le braccia, sono i piedi sui sampietrini, che aspettano la pioggia.


I piedi. Loro ci potrebbero portare altrove, in un posto dove si arriva col tram, guardando le luci delle vite degli altri nelle case, dai finestrini.

Le vite di chi ha smesso di parlare e si è abbracciato dentro un bar qualunque.


In silenzio, faremmo quella strada. Ti concederei qualche canzone, da ascoltare o da cantare. E la mia mano da stringere.


E il silenzio di Roma di notte, non ci peserebbe, anzi, ci farebbe compagnia, al posto delle parole, che ora usiamo, invano, per raccontarci quello che non vorremmo dire.




 
 
 
evaromoli

Aggiornamento: 5 mar




La vita da circense, non è facile.

Innanzitutto, bisogna specializzarsi, avere un ruolo definito ed allenarsi sempre per nuove sfide.

Poi, però, può succedere l'imprevisto, e allora il clown, deve mettersi i trampoli, l'acrobata sul filo teso, deve prendere al volo i birilli, il mimo deve pulirsi il viso e presentare lo spettacolo.

La contorsionista controllare i biglietti.

Il circo è così.

Basta saperlo.

E ridere, sempre.


 

Ma al circo, capitano anche storie d'amore.


Come quella notte, che la Donna Cannone conobbe Mangiafuoco e per lui si fece sparare sulla Luna.

Lui gli aveva promesso che l'avrebbe raggiunta subito e invece, poi, se la tolse dal cuore e dunque se la scordò in cielo.

Le stelle, che la videro vagare nel buio, decisero di aiutarla e così si inventarono stelle cadenti.

Tutti gli anni, in questi giorni, lei scende sopra una stella, per cercarlo, ma ogni volta, cade sul circo sbagliato.

Ma a lei non importa più, perché quello che ama, ora, non è Mangiafuoco, ma il viaggio per ritrovarlo e volare e ridere con le stelle..


 

Il circo richiede una grande dose di improvvisazione.


Se, ad esempio, il clown si inalbera e si attarda perché vuole il naso blu e trova solo quello rosso; se la trapezista si rifiuta di esibirsi, perché le calze sono leggermente smagliate; se il giocoliere resta chiuso in camerino a pulire le palle una ad una...


Ecco che il mago deve saper prendere la scena: far diventare il blu rosso, allungare il tutù con la bacchetta magica, far comparire dal cilindro tutte le palle.

Pulite.


Al circo, non ci si annoia mai.


 

Nella cucina del circo, dal 2001, c'è un cactus.

All'inizio era una pallina piena di aghi, in un vasetto.

Poi, un'estate, il saltimbanco decise di trapiantarlo.

Da quell'estate, cresce indisturbato.

Piogge, nevischi, caldo infernale, cambi di programma, spostamenti improvvisi: lui resta sempre lì ed è diventato bello ed altissimo.


E sogna il mare.


 
 
 

Parole mie

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