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  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




Un amico caro dal 2002 mi dice spesso che dai miei racconti del quotidiano a Roma, vede spesso la scena di Verdone, prima di partire per Ladispoli, con l’olio per terra, le buste della spesa sui sampietrini, lo sguardo perso, il sole che brucia sulla fronte, il passante di turno che pontifica.

Ogni volta ridiamo e ogni volta penso che abbia ragione.

Ultimamente, alle buste, si affiancano faldoni e documenti fotocopiati, di 2-3 pratiche infinite che ho deciso di affrontare, nonostante crisi, pandemia, guerre, vaioli, ginocchia, gabbiani, cornacchie, cinghiali.


Ma tant’è, si continua a camminare (!) sui sampietrini e a ridere e va bene.


In tutto questo, mercoledì mi capita una cosa bella: ho incontrato un uomo (non un ragazzo, un uomo proprio) davanti alla gelateria, alle 7 di pomeriggio, a mangiare un cono gelato. In pace, seduto sulla panchina, con una gamba accavallata sull’altra. La caviglia sul ginocchio. Comodo.


E ho pensato che quell’uomo ha capito tutto e che la ricchezza vera è proprio prendersi un gelato e mangiarselo su una panchina, seduti così. Di pomeriggio, a Roma.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
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Aggiornamento: 17 mar




In questa stagione che si allontana dal freddo, ma ancora cerca la lana, verso sera e da anni, nel cortile qui davanti, ancora prima del buio, c’è un uccellino che canta.


Nella mia testa è un merlo, ma, vista la mia conoscenza in merito, potrebbe essere qualsiasi volatile gentile, allegro e solo.


A lui, questa sera va il mio pensiero.

Che si accompagna con la luce che resta più a lungo nel cielo e col pensiero che certe cose belle possono sempre ritornare.


 
 
 
  • evaromoli
  • 4 mar
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Aggiornamento: 17 mar




Il mio buon Primo maggio va a tutte le lavoratrici e ai lavoratori che conosco.


A tutti quelli che, nel piccolo della mia economia domestica, ho contribuito a far lavorare: baristi, fruttivendoli, pizzicagnoli, farmacisti, corrieri di amazon/dhl/tnt, cinematografari, panettieri e pizzettai, macellai, amministratori di condominio, vinai, venditori di abbacchi e polli, merciai, ristoratori cinesi, calzolai, parrucchieri, cartolai, edicolanti, tintori, venditori di rossetti, dentisti, artigiani, ortopedici e oculisti, ristoratori, ginecologi e medici di base, tappezzieri, estetisti, collaboratori domestici, creatori di adesivi online, librai, venditori di penne, la mia insegnante di yoga.


Ogni piccolo nucleo familiare anche il più anomalo e poco riconosciuto dall’ISTAT, come il mio, contribuisce a tutto questo e tutto questo vale al maschile, ma soprattutto al femminile.


Grazie dei sorrisi, delle parole, del tempo condiviso, ma soprattutto, di chiamarmi per nome, quando entro.


Ma più di tutti a mio Fratello, che per onorare questo giorno, lo passa a 1000 km da me.


 
 
 

Parole mie

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