1° agosto 2017 / Glielo dici tu al cielo?
- evaromoli
- 4 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 mar

Glielo dici tu al cielo e alla stella che eravamo veramente noi? Noi due e non altri due, due qualsiasi. Con una camicia magari a righe lui e con una felpa grigia con la zip lei.
Invece no, eravamo proprio noi. Coi nostri vestiti. Il passo veloce di chi sa dove andare e sa farlo da solo, seguendo le geometrie delle strade.
Ma glielo devi spiegare bene. Devi metterti seduto e spiegarglielo, che eravamo noi e che era per poco quasi estate e che non faceva più freddo e noi non dovevamo nascondere corpi e carezze dentro ai cappotti, le teste al caldo nei cappelli. Se non ti capiscono, tu ricomincia da capo. Ricomincia dall’inverno e arriva all’estate. Soffermati nei particolari delle stagioni e dei giorni, che non scordi, ma fai loro capire che non ti pesano. Fai capire che non ti aspetti nulla e che quello che vuoi lo prendi con le tue mani adesso, che non ti curi se si sporcano, perché sai come lavarle o tenerle anche sporche. Fai capire che lo sai, sii convincente, spiegalo, che se arriva l’estate in realtà è la luce che se ne va. Minuto dopo minuto. Spiegati bene, usa tutte le parole e gli aggettivi che conosci, trovane di nuovi, se serve. Non farti illudere dalla stella e dal cielo, dal fatto che loro da lassù pensano di vedere meglio tutto. Che pensano di rendere bello tutto.
Diglielo tu che eravamo noi sulla terra piatta e dura e che non servono più parole.
Che le parole ci confondono e siamo bravi ad usarle per spiegare, per giustificare, per mettere in ordine i fatti, i torti e le ragioni, ma poi arriva un momento che ci stanchiamo semplicemente di usarle.
E quando ti accorgi che non servono più, allora puoi guardare la stella e il cielo sopra di te, puoi contare sui tuoi piedi e sulle tue mani. Puoi ascoltare la tua musica, senza bisogno di parlare.
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