1° agosto 2017 / Il terrazzo dalle mattonelle blu
- evaromoli
- 4 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 mar

Da giugno a settembre le mattonelle rettangolari blu si infuocavano subito. Bisognava sceglierla con cura l’ora per uscire fuori scalza senza bruciarmi i piedi. Ma poi col tempo ho
imparato. Era solo un momento: dallo scalino della cucina e poi qualche salto veloce e i piedi si abituavano. E allora il tempo era solo uno spazio dilatato tra un gioco e l’altro. Fino a quasi sera, le guance rosse, il collo sudato, i piedi liberi. Cenare sulla terrazza era ogni volta una festa.
Mi sembrava di continuare a giocare.
Lì vedevo sempre le rondini e mi sembravano anche belle, da sotto.
Poi ne ho vista una accoccolata sul davanzale, una volta, ed è stato terribile. La prima enorme disillusione: le rondini da vicino fanno paura. Ma è comprensibile : sono nate per volare, mica per stare sui terrazzi a passeggiare. Non devono rendere conto di come sono. Devono arrivare e volare libere, questa è la loro bellezza.
Quella sera, dopo il lavoro, mio padre si fissò che voleva salvarla, la mise in una scatola di scarpe, con l’ovatta dentro e i buchi sopra. Era convinto di salvare l’intero creato, salvando quel volatile. Sperava che prendermene cura mi avrebbe aiutato a crescere. Si sbagliava. Io non feci nulla per partecipare a quel rituale di bontà e non me ne pentii mai. Mi sentivo un poco cattiva, perché incapace di aiutare un piccolo animaletto, ma poi pensavo che mai nessuna rondine avrebbe fatto lo stesso con me. E lasciai mio padre a girare per il terrazzo per scegliere l’angolo perfetto (sole ombra no correntine d’aria ).
Per una settimana non sono più uscita a giocare per la paura che spiccasse il volo mentre io ero lì.
Un giorno credo abbia preso il volo. Dal quinto piano.
Spero verso l’alto.
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