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1° agosto 2017 / Le mercerie

  • evaromoli
  • 4 mar
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 17 mar




Mi piacciono anche le mercerie.


Quando ero piccola qui vicino ce ne erano un paio. Ci passavo a volte il pomeriggio, con la scusa di comprare gomitoli di lana oppure un rocchetto di filo per mamma. Periodicamente negli anni e ciclicamente mi sono buttata nel ricamo, nel rammendo, nel lavoro ai ferri, nell’uncinetto. Ogni volta procurandomi tutto il necessario; da vera professionista. Oltre ai lavori in sé, amavo quel rituale del rifornimento in merceria. Tutte le cose ordinate con cura, sempre ascoltata con la massima attenzione dalla commessa, che ai miei occhi era una professionista vera. Sapeva tutto e di tutto. In poco tempo ti diceva quanti etti di lana ci volevano per qualsiasi cosa e subito li traduceva in gomitoli, faceva il prezzo con la matita mai appuntita sul bordo del foglio di giornale, metteva tutto nella bustina di carta sottile e con lire 4 mila e 800 andavo via felice. Una volta una signora contrattò davanti a me il necessario per un lavoro (filo aghi cordonetto fodera bottoni) e dopo 30 minuti di discussioni e scambio di pareri e cambiamenti di idea e movimenti perfetti col metro di legno e il gesso per misurare la fodera, se ne andò spendendo lire 3 mila e 2 cento. Ci rimasi male.


 
 
 

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